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Siria, jihadisti vicini a Damasco: avanzata travolge Assad

AttualitàSiria, jihadisti vicini a Damasco: avanzata travolge Assad

(Adnkronos) – Le forze anti-Assad, protagoniste dalla travolgente avanzata in Siria, sarebbero a 20 chilometri da Damasco. L’esercito siriano avrebbe intanto lasciato alcune posizioni che teneva ad una decina di chilometri dalla città, ha detto Rami Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui “le forze del regime si sono ritirate dalle città a sudovest di Damasco, una decina di chilometri dalla capitale, che sono state prese” dagli insorti. Secondo il comandante dei ribelli, Hassan Abdel Ghani, “l’avanzata verso Damasco continua”.  

“Damasco vi aspetta”, l’incitazione di Abu Mohammed al-Jawlani, leader di Hayat Tahrir al-Sham (Hts), che ha esortato i combattenti a prepararsi a prendere la capitale siriana in un messaggio su Telegram in cui ha usato il suo vero nome Ahmed al-Sharaa invece del suo nom de guerre. 

Il ministero della Difesa siriano ha però negato che il suo esercito si sia ritirato da Damasco e dalle zone limitrofe, come invece dichiarato dagli insorti. “Non è vera la notizia secondo cui le nostre forze armate, presenti in tutte le zone rurali di Damasco, si sarebbero ritirate”, ha affermato. 

Gli insorti hanno abbattuto la statua di Hafiz al-Assad, presidente della Siria fino al 2000 e padre dell’attuale presidente siriano Bashar, nel sobborgo di Jaramana, alle porte di Damasco. Jaramana è a maggioranza drusa. La statua abbattuta si trova a dieci chilometri dal palazzo presidenziale di Assad. 

Il presidente siriano, Bashar al-Assad, è a Damasco e nella capitale “sta portando avanti il suo lavoro”, ha riferito la presidenza siriana in una nota citata dall’agenzia di stampa Sana, nella quale si bollano come “false” le voci e le notizie pubblicate da “alcuni media stranieri” sulla “partenza” di Assad da Damasco o “su visite lampo” in altri Paesi. 

La presidenza siriana sottolinea che si tratta di “tentativi di fuorviare e influenzare lo Stato e la società siriana” e precisa che Assad “sta portando avanti il ​​suo lavoro e i suoi compiti costituzionali dalla capitale Damasco”.  

Si allarga quindi l’offensiva anti-governativa nel Paese ed il regime sembra essere sempre più vicino il collasso. Il centro della città di Suwayda, nel sud del Paese, è intanto caduto in mano ai jihadisti del gruppo Hayat Tahrir al-Sham (Hts) e delle fazioni alleate, riporta l’agenzia di stampa Anadolu citando proprie fonti sul campo. Suwayda dista cento chilometri da Damasco. 

Mentre i ribelli jihadisti, affiancati da fazioni filo-turche, continuano ad avanzare, i riflettori sono accesi anche su Daraa, nel sud del Paese, culla della rivolta del 2011. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, il governo siriano ha perso il controllo della città e della maggior parte dell’omonima provincia. “Le fazioni locali hanno preso il controllo di altre aree nella provincia di Daraa, compresa la città di Daraa. Ora controllano più del 90% della provincia, mentre le forze del regime si sono progressivamente ritirate”, ha reso noto l’Osservatorio. 

Il comandante militare degli insorti Hassan Abdel Ghani ha cercato intanto di rassicurare le comunità religiose e le minoranze siriane mentre avanzano in tutto il Paese. “La messa in sicurezza dei villaggi e delle città del nostro popolo nelle aree appena liberate, in particolare quelle in cui vivono diverse sette religiose e minoranze, è diventata una realtà. Chiediamo che tutte le sette siano rassicurate e sostengano i movimenti dei rivoluzionari, perché l’era del settarismo e della tirannia è finita per sempre”, ha dichiarato Abdel Ghani in una dichiarazione su Telegram. 

La Russia, la Turchia e l’Iran hanno intanto rivolto un appello congiunto per la fine delle ostilità in Siria e hanno chiesto l’avvio di un dialogo tra il governo di Bashar al-Assad e l’opposizione. Lo ha annunciato il capo della diplomazia russa Sergei Lavrov durante l’incontro a Doha tra i ministri degli Esteri del formato Astana. ”Insieme alla Turchia e all’Iran prenderemo misure per garantire che la richiesta di de-escalation in Siria venga ascoltata”, ha aggiunto Lavrov. 

Israele ha rilevato “una diserzione di massa dei soldati siriani” e “si prepara al crollo completo del regime” del presidente siriano Bashar al-Assad. Lo ha riferito la tv pubblica israeliana Kan, citando alti funzionari israeliani, secondo i quali ciò che sta prendendo forma in Siria è “una svolta drammatica che potrebbe cambiare la realtà in Medio Oriente”. 

L’ambasciata iraniana a Damasco opera normalmente, “non sono vere” le notizie di evacuazioni del personale diplomatico riferite dal “New York Times”, secondo cui starebbero lasciando il Paese anche militari della Forza Quds dei Pasdaran. Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Esmail Baghaei, mentre continua l’avanzata degli insorti che puntano a Damasco. Parlando a Doha dopo colloqui con i colleghi di Russia e Turchia, il ministro degli Esteri di Teheran, Abbas Araghchi ha quindi sottolineato: “Deve iniziare un dialogo politico tra il governo siriano e i gruppi di opposizione legittimi”. 

Le Nazioni Unite hanno disposto intanto il ritiro del personale non essenziale dalla Siria mentre prosegue l’offensiva degli insorti, ha reso noto un portavoce del Palazzo di Vetro, secondo cui le Nazioni Unite continueranno a fornire i servizi per sostenere il popolo siriano. 

Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno ulteriormente rafforzato la loro presenza sulle Alture del Golan, al confine con la Siria, alla luce dell’avanzata dei jihadisti. “Il rafforzamento delle truppe consentirà di aumentare le difese nella zona e di preparare le truppe per vari scenari”, ha spiegato l’esercito israeliano in una nota. 

Gli insorti siriani hanno preso il controllo di gran parte della zona di Daraa, nella Siria meridionale, vicino al confine con Israele. Ieri le Idf avevano annunciato l’invio di forze terresti e aeree nell’aria dicendosi ”pronte a qualsiasi scenario”. 

 

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