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Sace, imprese e biodiversità a Esg Dialogues for Systemic Impact

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Target al 2030: metà portafoglio a supporto di Esg

Roma, 2 feb. (askanews) – La transizione energetica e la salvaguardia della biodiversità vedono l’Italia coinvolta in primo piano. In Europa è proprio il nostro paese quello con il maggior patrimonio di biodiversità tanto che la sua tutela è stata introdotta in Costituzione. In questa sfida il ruolo che le imprese stanno giocando è cruciale. I loro investimenti fanno la differenza. Per questo Sace, il gruppo pubblico specializzato nel sostegno alla crescita delle imprese attraverso strumenti assicurativi e finanziari ha riunito i suoi stakeholder per gli “Esg Dialogues for Systemic Impact”.Al centro dell’incontro, quest’anno alla sua seconda edizione, proprio il tema della biodiversità: tra le più gravi emergenze del prossimo decennio secondo il World Economic Forum. Tra i relatori Tony Juniper, ambientalista ed esperto di fama internazionale sui temi della biodiversità, presidente di Natural England, l’organizzazione del governo inglese che lavora per la conservazione e il ripristino dell’ambiente naturale.”Abbiamo una crescente consapevolezza dell’urgenza e della della grandezza e di domande come il cambiamento climatico e il declino della natura, l’estinzione delle specie, di questi grandi trend legati all’ambiente. Ma quello che finora non siamo riusciti a fare è di coniugare urgenza e azione. Quindi quello che dobbiamo fare ora è di andare oltre la presa di coscienza e il mostrarsi preoccupati e passare alle soluzioni”.”Io penso che una grande parte del problema derivi dal fatto che per tanti anni abbiamo visto queste grandi questioni ecologiche come come questioni puramente ambientali quando sono invece grandi questioni per tutta la società non solo trend ambientali. Quindi questo ha a che fare con l’allineare ad esempio la decarbonizzazione e la ripresa della natura in settori economici critici come l’agricoltura, trasporti, costruzioni, forniture idriche. È una cosa grossa ed è spaventosa, molto sfidante e certamente lo è ma se ci concentriamo solo a fare le piccole cose, le cose cosmetiche, quelle facili, temo che non raggiungeremo quello che abbiamo bisogno di raggiungere”L’iniziativa si inserisce nel quadro del Piano industriale di Sace, INSIEME2025: tra gli obiettivi del gruppo quello di giungere al 2030 con metà del portafoglio a supporto di operazioni Esg, con un focus su aziende operanti nei settori “nativi” sostenibili come le bioplastiche o le rinnovabili. Ma come ha sottolineato Victoria Hurth, Fellow dell’Institute for Sustainability Leadership dell’Università di Cambridge bisogna fare in fretta, tempo non ce n’è.”Prima di tutto abbiamo bisogno di organizzazioni che facciano da guida e i cui leader abbiano un quadro chiaro. Quello che fanno essendo in grado di sostenere il loro ecosistema e di capire il contesto macro per prendere le decisioni o se una misura è valida o magari non crea il valore che noi vogliamo crei, queste sono cose difficili da fare. Devono fare in modo che le persone si sentano sicure, fiduciose e contente di andare verso questi nuovi modi di pensare al business, all’economia, all’amministrazione. Quindi Sace ed organizzazioni analoghe, sì hanno bisogno di lavorare su se stesse ma noi siamo in uno stato di emergenza e quindi lavorare allo stesso tempo con quella che io chiamo la costellazione degli stakeholder, portarli a discutere, risolvere problemi insieme, creare ed essere creativi insieme, queste sono le basi con cui risolveremo il problema. Non abbiamo né il tempo, né il lusso che le innovazioni vadano avanti, abbiamo bisogno di una grande innovazione creativa”.

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