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La Biennale Arte di stranieri, queer e dell’apertura al mondo

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Presentata 60esima edizione: Stranieri ovunque di Adriano Pedrosa

Venezia, 1 feb. (askanews) – Si intitola, come già sapevamo, “Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere”, la 60esima Biennale d’arte di Venezia che per la prima volta ha un curatore sudamericano, il brasiliano Adriano Pedrosa. Una Biennale che prosegue il processo di apertura dell’istituzione veneziana al mondo e alle pluralità di visioni, consolidando ulteriormente la forza e l’autorevolezza dell’evento. “Sono più interessato allo svolgersi delle cose, al loro rivelarsi e aprirsi, piuttosto che chiudersi – ha detto il curatore ad askanews -. La mostra ha 332 artisti e ogni artista o gruppo di artisti porta la sua propria posizione, la propria soggettività, i propri progetti. È tutto molto polifonico, volevamo dare spazio a tantissime voci”.La Biennale è stata presentata a Ca’ Giustinian dal presidente Roberto Cicutto, mentre in sala era presente anche il suo successore, Pietrangelo Buttafuoco. E Cicutto ha ricordato l’importanza di non voler controllare tutto, lasciandosi trascinare dalla storia e della visioni dei curatori come Pedrosa. “Quando ci siamo parlati, al di là dei temi, di là della sua visione – ha detto il presidente della Biennale – lui ha promesso anche molta bellezza, credo che sia importante che i contenuti, le idee del curatore, la situazione che le opere rappresentano non dimentichino che l’arte deve non dimenticare lei stessa la bellezza”.La sensazione più forte che “Stranieri ovunque” sembra suscitare è quella di un flusso, un grande movimento che parte dall’etimologia della parola “straniero” per approdare allo strano, al perturbante di Freud, a chi è rimasto ai margini di certe narrazioni: outsider, queer, artisti popolari, indigeni, autodidatti. “Tutti gli artisti portano delle complessità – ha aggiunto Pedrosa – ma ognuno di loro può portare luce sul modo in cui guardiamo alla realtà, all’arte e alla vita contemporanea, ma non necessariamente danno delle risposte precise, è più importante che illuminino alcuni temi e alcune istanze”.E le istanze sono sotto gli occhi di tutti, sono la realtà sociale del nostro tempo complesso, sono i temi che fanno la nostra vita reale. Questo conta, anche per Swatch, che ancora una volta è partner della Biennale e porta a Venezia artisti e progetti, come ci ha detto Carlo Giordanetti, CEO dello Swatch Art Peace Hotel di Shanghai. “Quest’anno – ci ha raccontato – abbiamo aggiunto una dimensione di leggerezza, forse perché sentiamo che ce n’è bisogno e forse perché il titolo che il curatore ha voluto dare alla Biennale, Stranieri ovunque, ci ha ispirato proprio a sottolineare ancora una volta come Swatch è un brand che abbraccia, abbraccia le persone, che abbraccia diverse filosofie di vita e visioni creative”.La mostra internazionale si articolerà tra il Padiglione centrale ai Giardini e l’Arsenale in due nuclei distinti: Nucleo Contemporaneo e Nucleo Storico. Come principio guida, questa Biennale Arte ha privilegiato artisti che non hanno mai partecipato all’Esposizione internazionale. L’appuntamento, per vedere con i propri occhi, è fissato per il 20 aprile a Venezia.

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